Primi 100 giorni di Massari: un film dove non è successo nulla.

«I primi cento giorni di Massari? Continuità con quel che c’era prima, pochi i fatti di discontinuità. L’idea è di una persona che non si fida molto di chi le sta attorno».

Aguzzoli e De Lucia: “Sui parcheggi dell’ospedale, il bosco di Ospizio Massari e il primo bilancio, si gioca la credibilità tra cambiamento o status quo”.

I consiglieri comunali di Coalizione Civica Dario De Lucia e Fabrizio Aguzzoli tracciano un bilancio in chiaroscuro, con tante ombre e con tante risposte attese da tempo ancora da fornire, rispetto ai primi tre mesi, ormai abbondanti, della nuova amministrazione comunale di centro-sinistra guidata da Marco Massari.

In tanti, l’8 e 9 giugno, si auguravano un cambiamento rispetto alla stagione di Delrio e a quella di Luca Vecchi, ancora molto legata alla precedente. Ma di novità non se ne vedono, nemmeno dopo i primi 100 giorni. Un periodo di adattamento è necessario, lo comprendiamo bene, ma ormai siamo arrivati a un arco
di tempo sufficiente a un politico, esperto o meno, per inquadrare una idea di città.
E degli obiettivi per i prossimi anni di servizio civico. Per capire se l’ente sarà l’esecutore delle richieste esterne dei mondi economici e di potere o se avrà una sua linea e indipendenza. In cento giorni non si è visto praticamente nulla.

Eccezion fatta per la questione Max Mara annunciata causalmente da Vecchi poche settimane prima del voto.

I consueti annunci, ma i nodi del traffico e del lavoro da polo logistica sono ancora tutti lì. Che sia questioni vaste, dalla sicurezza in stazione e dalla
situazione del traffico. Alla gestione di un debito sempre più alto.

Le cifre parlano da sole.

Il debito pubblico nel 2019 era 59 milioni di euro. Quello del 2024 lasciato dall’ultima amministrazione è di 108 milioni. Modena, città molto simile alla nostra a livello produttivo e con più abitanti, è di 14 milioni. Parma, una città simile a Reggio Emilia ma che ha avuto parecchi dissesti economici, ha un debito pubblico ad oggi di 109 milioni.

Le cifre parlano da sole. Non si chiede di risolvere problemi in qualche mese ma di avere una direzione. Non si è visto molto. Solo su un aspetto Massari e il PD sono molto attivi, nel calibrare i pesi sul bilancino per le nomine nell’ente e nelle partecipate, oltre che nel provare a intervenire sulle prossime elezioni regionali. Ma questa è la norma, non la novità. È arrivato il via libera all’esercito in stazione, si dirà. Intanto è solo un primo annuncio, e non si venga poi a dire che sia un’idea nuova di Massari. Aguzzoli lo ha proposto da tempo, il Pd ha sempre nicchiato, per poi cambiare idea.

Massari poteva sembrare un elemento di rottura di uno status quo che dura da troppo tempo. Poteva sembrare un Ignazio Marino, quando provò a mutare il sistema di potere di Roma. Marino è stato affossato dal suo partito, il Pd, probabilmente Massari non vuole correre rischi e al distacco promesso in campagna
elettorale preferisce una quieta tranquillità.

Quieta non tanto, poi. Dai primi passi, dalla scelta della giunta, dai continui paletti reciproci, la foto è quella di un sindaco che non ha ancora il polso saldo al comando, e che non ha nemmeno molta fiducia di chi lavora al suo fianco. Per sicurezza, ha chiamato amici della cooperazione che conosce da 50 anni al posto di
fare una chiamata ai giovani. Un segnale chiaro e non di rottura.

In tutto questo, chi ringrazia sono le correnti del Pd, in primis quella cattodem che dai tempi di Delrio, da subito sponsor di Massari, fanno bello e cattivo tempo in consiglio comunale e nella gestione del Comune.
E dire che di margine per dare dei segnali ce n’erano. A partire dalla gestione del personale comunale, per far fronte alla scarsità di figure in tante mansioni. Senza contare il salario minimo a 9€ l’ora per chi lavora in appalto per il comune come approvato in altre città. E sarebbe pure ora di rivedere qualche posizione
dirigenziale intoccabile, chissà perché, da decenni, e un regolamento appalti che dopo l’inchiesta Appaltopoli, sui la Procura ha recentemente deciso di ricorrere al Consiglio di Stato, non appare così funzionale.
Poi, se non se ne fossero accorti nelle dorate stanze, c’è una città che soffre. E tanto. E non è solo percezione, la parola tanto amata. Mancano case popolari, ci sono 850 richieste di famiglie e abbiamo quasi 400 appartamenti da sistemare, studenti e lavoratori faticano a trovare residenze a prezzi affrontabili
e scelgono di andare altrove. La città di Camillo Prampolini è una città di disparità economiche sempre più marcate, altro che uguaglianza. Su questo Massari vuole lavorare? Parliamone ma con la volontà di cambiare lo status quo, potenziando acer e poli sociali e mettendo mano alla gestione dei richiedenti asilo.
Ed è pure sempre meno attrattiva questa città, e non parliamo solo di turismo, tema che rimane comunque non affrontato. Ma sarà sempre una questione di percezione, giusto?
Fare politica significa fare scelte, sporcarsi le mani e assumersene la responsabilità: noi stiamo lavorando e proponendo soluzioni su traffico, sui parcheggi dell’Ospedale e dalla carenza di abitazioni in primis.

Lo stiamo facendo preparando una nuova classe dirigente che nel 2029 concorrerà alle prossime elezioni.
Nel caso di Massari, visti i proclami, ci si aspetterebbe che facesse qualcosa di sinistra e di cambiamento magari. O anche quella era percezione?