Polo Max Mara, il consiglio comunale non sapeva nulla: i poli logistici creano problemi di traffico e non portano lavoro pagato bene.
“La trasformazione delle Fiere nel polo della moda di Max Mara? Una scelta che lascia perplessi: per i tempi, per lo stile e per il contenuto. Reggio sarà l’unica città emiliana senza fiere”.
“Partiamo con il dire che il consiglio comunale non sapeva nulla, non è stata fatta neanche una commissione figuriamoci un voto in aula, e questo annuncio contraddice quello che Vecchi e Pratissoli hanno sempre affermato quando si parlava di portare lavoro di qualità in città e evitare poli della logistica. Erano anche gli stessi di Silk-Faw quindi non è che mi stupisce che si siano contraddetti.”
Sono tanti i dubbi che fa emergere il consigliere comunale di Coalizione Civica Dario De Lucia dopo il tonante annuncio da parte dell’amministrazione e delle imprese coinvolte della creazione di un “polo del lusso” nell’area dove ora si trovano i padiglioni della zona fieristica cittadina, verso Mancasale, acquistati all’asta dopo il fallimento dall’imprenditore Giorgio Bosi. In quei 13 ettari, con un investimento di 100 milioni di euro, verrà realizzato il nuovo centro direzionale del gruppo Max Mara, destinato ad accogliere 800 dipendenti, uffici, spazi espositivi e magazzini.
Tutto perfetto e tutto da applaudire, come vorrebbe il sindaco Luca Vecchi? Decisamente no, per De Lucia.
“Certo, questo passaggio risolve il tema del mancato impiego di un’area importantissima, ma favorire il passaggio a un privato, che lo trasformerà in un polo logistico, non appare una scelta coerente con quanto sbandierato alla presentazione del Piano Urbanistico Generale. Si creerà un altro grande polo logistico, con tutte le possibili problematiche che porta con sé, pure in un contesto solido come quello di Max Mara”, spiega.
“Allo stesso tempo, si cancella, probabilmente per sempre, la zona fiere cittadina. Reggio sarà l’unico capoluogo di provincia in Emilia-Romagna senza un’area fieristica. Una scelta miope, pensando a cosa possono rappresentare le fiere per una città, e ancor più pensando agli investimenti fatti nei decenni sui collegamenti, a partire dalla Stazione Mediopadana. “
“Poche fiere come quelle reggiane erano in posizione così favorevole, a fianco dell’autostrada e dell’alta velocità, capaci di creare potenziale indotto. Invece, si lascia tutto in mano a un privato, comodità logistiche incluse. Da chi ha guidato la città per dieci anni, ci si poteva aspettare una soluzione di maggior prospettiva e che guardi prima al bene pubblico, non un annuncio roboante a fine mandato per un’operazione che finisce per favorire una realtà privata. La quale, lo preciso, ha legittimamente portato avanti un proprio progetto di visione. È dall’ente pubblico che ci si attende un pensiero rivolto al pubblico, alla collettività”.
I tempi e lo stile del tutto, poi, sono difficili da accettare. “La città delle persone e della trasparenza? L’annuncio è arrivato casualmente a un mese dalle elezioni amministrative in cui il centro-sinistra teme di perdere il governo del territorio, e degli interessi che amministra da sempre. Ed è stata una sorpresa, approvata in giunta senza un solo passaggio né nelle apposite commissioni consiliari né in consiglio comunale. Nulla di irregolare, per carità, ma non si parla di una scelta da poco. Decider tutto nelle segrete stanze, senza discutere e condividere nulla sul futuro delle fiere, non è serio. Né trasparente. Chissà cosa ne pensano i consiglieri e cosa ne pensano gli alleati, di questo modo di procedere”.