Intervento Karin Silvi, candidata Coalizione Civica: “il debito statale ora è a 2mila miliardi”
La riforma fiscale del governo di Giorgia Meloni prevede lo stralcio delle cartelle esattoriali dopo cinque anni, se l’Agenzia delle Entrate non riesce a riscuotere il debito dal cittadino. Ad esempio, il cittadino con debiti superiori a 120.000 euro, si dichiara nullatenente. Questo al fine di snellire la burocrazia fiscale ed avere una politica amica delle persone.
È sbagliato e fuorviante definire il fisco amico, parlando di evasione fiscale in modo generalizzato, poiché implicitamente si favorisce e si rafforza il pensiero di chi non paga i contributi. La convinzione che si alimenta è che i propri soldi non vadano allo Stato per essere utilizzati nelle spese a proprio dire corrette, ma al partito governante di turno e che il fisco, prima che fosse riformato per essere amico, fosse davvero cattivo e ingiusto come pensato.
È pensiero comune associare l’evasione italiana alla pressione fiscale del 43%, considerando maggior parte degli evasori come dei Robin Hood della società. Si è così creato il concetto di lealtà fiscale per chi paga le tasse e metodo di autodifesa per chi sostiene che evadere sia una necessità, quindi moralmente accettabile.
Questo problema nazionale, negli ultimi dieci anni, ha causato un ammanco alle casse di 932 miliardi; il debito statale ora è a 2mila miliardi. Se in questo decennio fossimo riusciti a contenere l’evasione al minimo, saremmo uno Stato con un debito della metà che si traduce in più soldi per rinnovare i servizi e i progetti, quindi a sua volta più entrate e minor debito.
Ecco alcune azioni semplici ed efficaci di controllo, che possono essere prese in tempo:
1. Introdurre la trasmissione obbligatoria per via telematica delle informazioni utili a fini fiscali contenute in ciascuna fattura emessa dai contribuenti IVA come precondizione per la sua successiva detrazione da parte del cliente che la riceve.
2. Sostituire gli attuali registratori di cassa con mini terminali collegati con l’Agenzia delle Entrate, cui dovrebbero affluire i dati in tempo reale.
3. Prevedere un analogo sistema per i lavoratori autonomi e i contribuenti non tenuti all’emissione di fattura, ma dello scontrino o ricevuta fiscale (professionisti, ristoranti, ecc.).
Con queste e altre azioni per le aziende che dichiarano meno del previsto, si eliminerebbe l’evasione che oggi si verifica lungo la catena produttiva, ed anche una quota rilevante di quella nei rapporti coi consumatori finali.
Non si può ovviamente mettere la lente di ingrandimento solo da una parte, perché ci sono tantissimi lavoratori onesti con partita IVA che sono in evidente difficoltà tra quello che guadagnano e quello poi che effettivamente hanno a causa del peso della ritenuta.
Quindi bisogna che lo Stato sia attivo, nel breve periodo essere un collante che crea legami con i cittadini e che faccia capire che ha come scopo il benessere di essi, che si riflette sulle casse statali, alzando il netto dello stipendio base di tutti i lavoratori dipendenti e abbassando le ritenute sulle partite IVA in modo consono, ed essere bastone per l’evasione con risoluzioni decise e ferme.