Karin Silvi, 8 marzo: “Con la Meloni tagliati il 70% dei fondi per la prevenzione della violenza sulle donne”
Quando c’è un problema oggettivo, di emergenza e sistemico, non si parla per slogan, non si fa gaslighting e non si pensa a cosa dire a seconda di cosa poterà o toglierà bacini di voti: si agisce insieme, subito e senza bandiere politiche.
Non esiste che nel 2024, in un paese che si vanta di essere una potenza mondiale, si assistano a violenze e omicidi praticamente giornalieri per “l’amore”, una parola scelta appositamente per indicare la violenza che non ha genere.
Sia uomini che donne vengono picchiati e uccisi, perché semplicemente amano.
Abbiamo a disposizione dati concreti in risposta preventiva a manovre classiche di distrazione di massa da parte dei governanti: o non è colpa dei governanti di oggi o il problema perde priorità rispetto ad altri.
Nel 2011 il Consiglio d’Europa ha spinto l’Italia a prendere provvedimenti contro i femminicidi, successivamente il parlamento ha provveduto a ratificarlo, ben due anni dopo, mentre il governo Letta ha promosso una legge di inasprimento delle pene chiamato “legge sul femminicidio”, sottolineando così quanto il problema sia grave e sistemico.
Passano altri due anni, siamo nel 2015 e con il governo Renzi una soluzione al problema non è ancora stata data, limitandosi ad approvare periodicamente piani contro la violenza, non c’è fretta, si può sempre rimbalzare la questione al governo successivo.
Secondo i dati istat le morti nel 2014 sono 152 e nel 2015 ammontano a 141. Il famoso codice rosso introdotto nel 2018 ha impiegato ben 5 anni per comprendere al suo interno minimi requisiti decenti, e ancora adesso prima che le istituzioni intervengano, c’è un margine temporale da legge di tre giorni, in cui la vittima può benissimo essere già morta.
Negli ultimi 5 anni il numero di donne che hanno subìto almeno una forma di violenza fisica o sessuale ammonta a 2 milioni 435 mila. Nel 2022 la procura di Reggio Emilia si è occupata di 263 casi di maltrattamento, 118 di violenza sessuale e 11 di stalking.
Tutte queste donne non hanno avuto dalla propria parte lo Stato, ma qualche strumento ambiguo ed inefficace da dover usare da sole, perché la politica negli anni, di destra e sinistra ha finito il suo compito. In un anno di governo, l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha tagliato i fondi per la prevenzione della violenza contro le donne del 70%. Dai 17 milioni di euro stanziati dal governo Draghi per il 2022 siamo passati a 5 milioni per il 2023.
Detto ciò, è fondamentale (oltre ad intervenire sulle violenze) inserire nelle scuole, fin dalla materna, l’educazione a l’affettività e alla sessualità, perché le generazioni future imparino a razionalizzare i propri sentimenti, comprenderli e comprendere quelli del prossimo e diventare persone mature anche mentalmente. Il buon lavoro promosso nelle scuola è essenziale non solo per educare al futuro, ma anche al presente, così da poter offrire agli studenti uno strumento per riconoscere un ambiente tossico e imbevuto di maltrattamenti.
Tutte queste cose vanno fatte contemporaneamente, non ci sono scusanti.
La politica ha gli strumenti per agire immediatamente e deve usarli. Le promesse di azioni e le partecipazioni della politica nelle marce dì solidarietà non hanno alcun valore, se non quello della più alta ipocrisia possibile.
Concludo scrivendo che i i politici di adesso possono pensare di riuscire ancora a fare il gioco delle sedie lanciandoci qualche pezzo di pane di tanto in tanto, ma la mia generazione, tanto amata e odiata, a seconda di cosa serva, e quelle dopo la mia, si segna tutto non dimentica e non perdona.
Noi questa ruota che continua ad andare da anni, alimentata da una sovrastruttura che si sorregge grazie a un patrimonio culturale malato , non la fermiamo. La rompiamo!
KARIN SILVI E’ CANDIDATA AL CONSIGLIO COMUNALE PER COALIZIONE CIVICA
Karin Silvi, 29enne, impegnata in un backoffice bancario e laureata in astronomia. “Una disciplina meravigliosa che come da me è stata studiata e divulgata da Margherita Hack. Una donna forte e generosa a cui faccio riferimento anche per la sua visione politica e sociale. Come lei decise di candidarsi alle comunali come consigliere nel 94’ in opposizione alla destra e a Berlusconi ho sentito di dover seguire come un sentiero la sua idea di impegno politico come dovere civico e morale”, spiega parlando del suo grande modello. “Ho deciso di impegnarmi perché credo che il Comune di Reggio debba tornare a dare spazio ai diritti civili e sociali, tornare ad essere tra le persone. E voglio come lei dare la possibilità di avere uno sguardo scientifico e umano nella politica comunale e fornire gli strumenti alle persone per renderle di nuovo partecipi. La Hack sosteneva che cittadini avessero il bastone da poter usare per farsi sentire, la scheda elettorale, ed è da usare adesso come mai prima”, conclude Karin.