Continuità assistenziale per le persone anziane con disabilità: 700 firme in comune
Tiziana Orefice: “Ho un figlio disabile che a 65 anni , dopo aver vissuto per decenni in una struttura, rischia di essere “ spostato “ in una RSA”
«L’idea che mio figlio, solo perché compie 65 anni, rischi di essere spostato in una RSA è per noi genitori un incubo» – inizia così Tiziana Orefice, cittadina portavoce della richiesta per tutelare l’assistenza alle persone con disabilità a Reggio Emilia.
È stata infatti depositata in Comune la mozione di iniziativa popolare , forte di 700 firmatari reggiani, per garantire la continuità assistenziale delle persone con disabilità nelle strutture residenziali anche dopo il compimento dei 65 anni.
La mozione parte da una preoccupazione concreta: oggi, al raggiungimento dei 65 anni, molte persone con disabilità che vivono da anni in una struttura residenziale rischiano di essere trasferite d’ufficio in una RSA, perdendo i legami, le abitudini gli affetti , la progettualità e i riferimenti costruiti nel tempo.
“La scelta di una struttura residenziale è stata una scelta dura e molto dolorosa e credo lo sia per tutti i familiari che optano per questa soluzione. Quando mio figlio è entrato nel residenziale – continua Tiziana- non c’erano molte altre alternative, ma il fatto di sapere che mio figlio avesse un luogo dove vivere ,dove era conosciuto e accudito , in caso di una mia dipartita, ha reso questa scelta meno dolorosa e più sopportabile.”
Il problema del sistema e il trasferimento d’ufficio – “Per puro caso ho scoperto che a 65 anni lui e tanti altri ospiti rischiano di essere trasferiti in una struttura per anziani, perché questo è quanto prevede la legge italiana.“
Bisogna far prevalere il buon senso, perchè oggi qualche over 65 continua a rimanere nella struttura che lo ha accolto per anni, ma di fronte alla rapida crescita del numero di disabili gravi, e di fronte ad una spesa sanitaria che è una coperta che diventa sempre più corta, il rischio di un trasferimento d’ufficio ,al compimento del sessantacinquesimo anno , diventa sempre più concreto e soprattutto c’è una legge che lo legalizza.
La mozione chiede al Comune di Reggio Emilia di impegnarsi per evitare che casi come questo diventino la norma, superando gli automatismi puramente anagrafici. «Con questa mozione chiediamo che chi ha una disabilità possa restare, se le condizioni lo permettono, nel luogo in cui ha costruito affetti e stabilità», aggiunge Tiziana Orefice. «Vogliamo che Comune, Ausl e strutture lavorino insieme per garantire continuità assistenziale e che non ci sia più il rischio di trasferimenti automatici solo in base all’età. Non è una battaglia solo per mio figlio, ma per tutte le famiglie nella nostra situazione».
A sostenere il percorso delle famiglie sono stati anche i consiglieri comunali Dario De Lucia e Fabrizio Aguzzoli, che hanno vidimato i moduli e accompagnato la raccolta firme fino al deposito formale in Municipio. «Abbiamo deciso di mettere a disposizione il nostro ruolo perché questa è una battaglia giusta, nata dal basso, dall’esperienza diretta dei caregiver e delle persone con disabilità», dichiarano De Lucia e Aguzzoli. «Le 700 firme raccolte dimostrano che a Reggio Emilia c’è una comunità che chiede continuità di cura, rispetto delle relazioni e stop agli automatismi burocratici».
I due consiglieri annunciano il loro sostegno alla mozione anche in sede istituzionale: « Ci associamo a Tiziana e ai reggiani firmatari del documento. Chiediamo al Comune di regolamentare la possibilità di rimanere nella propria struttura anche dopo i 65 anni, quando ciò è compatibile con le condizioni assistenziali, e di aprire un confronto stabile con Ausl e Regione. La qualità di una città si misura da come tratta le persone più fragili: oggi abbiamo l’occasione di fare un passo avanti concreto, ascoltando le famiglie che non si rassegnano».
