Urbanizzazione e verde urbano: le contraddizioni a Reggio Emilia
Da un lato, la denuncia di un’eccessiva urbanizzazione, dall’altro si promuove un progetto urbanistico di vasta portata che comporterà migliaia di metri quadrati di cemento.
Reggio Emilia, 5 gennaio 2025 – Ancora una volta ci troviamo di fronte a dichiarazioni che sembrano sfidare la coerenza logica e il buon senso. Nel recente dibattito sul futuro urbanistico e ambientale della nostra città, si sono alternati concetti in apparente contrasto tra loro, lasciando perplessi cittadini ed esperti.
Da un lato, si denuncia la mancanza di dialogo con la cittadinanza e l’eccessiva urbanizzazione, con una marcata aziendalizzazione dei servizi, dall’altro si promuove un progetto urbanistico di vasta portata che comporterà migliaia di metri quadrati di cemento.
Lo stesso bosco urbano di Ospizio viene definito “un ammasso di sterpaglie” che si può abbattere tranquillamente e cementificare, salvo poi nelle righe successive rivalutare il verde come elemento centrale e si parla di riqualificazione del Rodano e del Mauriziano, indicandoli come simboli di un futuro più verde con il pretesto di creare un “polmone verde”.
Verde o non verde, che deve fare Reggio Emilia?
Non possiamo ignorare la superficialità con cui si ripropongono argomentazioni già ampiamente smontate da esperti di settore. La narrazione continua a ignorare evidenze, criticità sollevate più volte e, soprattutto, il contributo dei cittadini, che non si limitano a osservare passivamente, ma dimostrano memoria e consapevolezza.
La promozione di progetti controversi, come quello in questione, dimostra una scarsa volontà di coinvolgere i residenti. Gli annunci sulla “collaborazione con le parti” suonano vuoti, considerando che gran parte delle informazioni sono emerse solo a seguito delle polemiche sollevate dai cittadini.
Dichiarare che: “può essere Casa della Comunità solo se diventa la sede di confronto e collaborazione anche con tutti i momenti associativi e di volontariato del territorio” fa riflettere, vuol dire che si sta approvando e difendendo la realizzazione di un progetto argomentandone a favore la riqualifica del territorio ma sostenendo al contempo che non si se si terrà conto dello stesso.
Si è riusciti nel creare il dilemma del gatto di Schrodinger ma in versione “Quartiere Ospizio”.
Ci chiediamo perché non si possa immaginare un futuro più inclusivo per aree strategiche della città.
Perché non valorizzare le zone verdi con progetti a misura d’uomo, come un parco, spazi ricreativi e centri culturali, invece di insistere su mega strutture aziendali? Reggio Emilia ha già dimostrato, come detto tra l’altro da Parmiggiani stesso, con il Mauriziano e il campus universitario, che è possibile combinare riqualificazione e sostenibilità.
Quindi la Casa della Comunità e la Biblioteca non si possono fare riqualificando i padiglioni rimasti abbandonati che sono letteralmente dall’altra parte della strada rispetto al bosco?
La cittadinanza merita un confronto onesto e soluzioni realmente in linea con i bisogni del territorio. Riproporre le stesse contraddizioni e rimarcarle non può essere la risposta.