Fabrizio Aguzzoli, Coalizione Civica

Il Commento del Consigliere Aguzzoli sulla discussione dell’ultimo bilancio a Reggio Emilia

Siamo giunti alla discussione sull’ultimo bilancio previsionale di questa Consigliatura ed è quindi l’occasione per cercare di fare
una sintesi sulle luci e sulle ombre della consigliatura stessa. Sono stati 4 anni e mezzo segnati da importanti eventi nazionali
ed internazionali: la pandemia da virus SARS Cov-2 con le ripercussioni e le trasformazioni sociali, economiche e culturali
che ne sono conseguite, la poderosa spinta inflazionistica innescata dalla crisi energetica e dall’aumento dei costi delle
materie prime e più complessivamente la crisi economica che ne è seguita e che è stata esasperata dalla ripresa della corsa al
rialzo dei tassi di interesse che determina effetti disastrosi per un paese come il nostro con il 2° debito pubblico più alto a livello
europeo ed il 5° debito pubblico più alto a livello mondiale.
Non solo a livello economico e sociale, Ma anche a livello politico in questi anni si sono verificati importanti cambiamenti, a
cominciare dalla caduta del governo che ha portato alle alle elezioni anticipate le quali hanno visto la vittoria della coalizione
di centro-destra, vittoria che, pur essendo ampiamente prevista, non lo era nelle dimensioni del risultato elettorale che (complice
una legge elettorale costruita ai tempi in chiave anti M5S, privilegia fortemente le coalizioni), ha determinato il consolidamento di una forte rappresentanza parlamentare di governo, come mai si era verificato.

Anche a livello politico locale però ci sono stati fenomeni che meritano una attenta osservazione soprattutto in questa fase
preelettorale. Il PD nel Comune di Reggio Emilia, è sceso dai 46.000 voti delle elezioni amministrative del 2014 (1° elezione di
Luca Vecchi) ai 25.000 voti delle politiche del 2022 passando per i circa 38.000 voti delle amministrative del 2019 (2° elezione di
Luca Vecchi). Questo significativo calo tendenziale di consensi si è accompagnato poi ad un progressivo aumento della astensione
dal voto. Questi fenomeni fanno si che oggi, per la prima volta dal dopoguerra, può essere possibile, nel comune di Reggio Emilia,
anche se onestamente lo ritengo non probabile, un cambio al vertice nella direzione amministrativa della città.
Io credo che tuttavia non sia sufficiente evocare i recenti cambiamenti politici nazionali per giustificare l’estrema debolezza
attuale del Centro-sinistra nella nostra città. Ritengo infatti che se ci sono oggi le condizioni potenziali per chiudere un’era politica
della città, l’analisi debba chiamare in causa la gestione amministrativa del Comune di questi ultimi 10 anni soprattutto, ma anche dei 15 anni precedenti.
Reggio non poteva difatti non essere influenzata dalle trasformazioni innescate dalla crisi della prima Repubblica scatenata dal processo “Mani pulite” e dai successivi cambiamenti a livello della politica nazionale. La vittoria di Berlusconi alle politiche del 1994 determinò di fatto l’avvio del processo federativo del centro sinistra sotto la guida di Prodi e questo, a sua volta, determinò un processo di cambiamento politico che permise l’incontro e l’accordo (per me non felice) fra ex PCI ed ex DC. Certamente quest’accordo ebbe un perimetro che riguardava l’intero paese, ma avvenne anche e soprattutto a Reggio Emilia che ne fu anzi un importante laboratorio.
Così anche a reggi osio dovette cercare la sintesi fra due anime così diverse. Questa sintesi si trovò nella creazione di accordi che
definivano le zone di influenza delle varie componenti, sempre però mediante il collante degli interessi economici.
In questo modo si subordinò la stesura dei programmi a questi accordi, come se questi fossero i reali bisogni della città.
In questa luce si comprendono i cambiamenti imposti alla città negli ultimi 25 anni con un particolare rilievo attribuito all’area
cattolica nel settore della scuola, del privato profit e no profit, mentre all’area delle cooperative veniva garantita la cementificazione della città con le attuali conseguenze pesantissime di caos viabilistico e di stress ecologico, nonché ponendo così le condizioni per le infiltrazioni ndranghetiste che hanno avuto poi conferma giudiziaria nel processo Aemilia.
La bulimia di progetti da inaugurare, di nastri da tagliare, di prime pietre da posare, in ultima analisi di denaro da far circolare, nell’ottica di costruire una città che si potesse confrontare con città di maggiori dimensioni, ha portato poi alla progressiva FINANZIARIZZAZIONE DELL’ECONOMIA.
A tal proposito dice Dino Angelini, in un suo recente articolo su Volere la luna dal titolo “REGGIO EMILIA, LE ELEZIONI COMUNALI
E LA DOPPIA CRISI DEL PD E DEL M5S” …. la FINANZIARIZZAZIONE DELL’ECONOMIA ed il suo allontanamento sia dall’economia reale che dal territorio locale, rappresenta una gravissima rottura con una significativa tradizione del capitalismo reggiano e infine
l’ASSALTO FORSENNATO AI BENI COMUNI, che ha in IREN il suo caposaldo e che consiste essenzialmente nella finanziarizzazione
dei servizi e nella privatizzazione dell’acqua, in tandem con l’alta finanza. Sono questi i principali vettori intorno ai quali si è
cementato, in questi 25 anni il nuovo blocco sociale che costituisce la base su cui poggia oggi il potere locale a Reggio Emilia”.
Appare evidente da questa analisi, la differenza di valore nella capacità di leggere la città e le sue esigenze di trasformazione, fra
il vecchio PCI degli anni del dopoguerra e l’attuale centro-sinistra di governo della città.
Anche il sistema di welfare pensato allora, dopo la fine della seconda guerra mondiale, a difesa dei più deboli e prevenendo la
disgregazione sociale, aveva come sfondo una città in cambiamento non meno tumultuoso rispetto ai cambiamenti
attraversati dalla città negli ultimi anni. Ma allora si seppe avere “Visione” della città del futuro e dare risposte alle esigenze dei
cittadini proprio mentre la città attraversava in due generazioni, la tumultuosa trasformazione da realtà contadina ad industriale e
poi postindustriale e terziarizzata.

Questa capacità di visione di prospettiva, sembra non esserci ora e questo si riflette in questo bilancio di fine mandato
Un Bilancio di fine mandato è necessariamente un bilancio non solo economico, ma anche politico.
Dal punto di vista politico la domanda a cui rispondere è semplice: Reggio oggi sta meglio o peggio di 5 anni fa?
La domanda va declinata sotto diversi aspetti: i servizi, la sanità, la sicurezza, l’efficienza dei trasporti, la viabilità, l’inquinamento,
la salute del centro storico, solo per citare i principali.

La risposta per noi non è buona.

INTERVENTO IN DICHIARAZIONE DI VOTO

Questo è un bilancio “di transizione” e “non dinamico”. Sintomo di una amministrazione stanca e di un partito di maggioranza che
non è neppure in grado di indicare chi potrà prendere il testimone politico ed economico del nostro Comune.
E proprio a proposito del PD di Reggio Emilia sempre Angelini continua: “oggi dunque siamo in presenza di un corpaccione
snervato, senz’anima e senza progetto che gode ancora della fama derivante dalle sperimentazioni e delle realizzazioni dei
primi decenni post bellici, ma che HA PERSO OGNI SPINTA IDEALE, OGNI VOLONTA’ DI PORSI DALLA PARTE DEI LAVORATORI E DEI
DEBOLI, cercando, col passare delle consigliature, DI AGGLOMERARE UN TRENO DI INTERESSI i cui compartimenti possono essere aggregati in maniera diversa a secondo delle opportunità del momento. Lasciando la città in balia di ciò che si sta spontaneamente e pericolosamente aggrumando in base alle esigenze del mercato”.
La crisi del PD si riflette soprattutto nel malessere delle periferie, sempre più schiacciate dalla mancanza di ascolto e di confronto e
da problemi, soprattutto viabilistici, ma anche di aggregazione e di tenuta sociale a cui nessuno pare dare non solo risposta, ma
neanche attenzione.
In sintesi questo PD non appare più in grado di autorigenerarsi, vive sull’eredità del passato e soprattutto su ACCORDI ECONOMICO-COMMERCIALI fra le sue due anime che mai sono state capaci fondersi in un unico progetto finalizzato al benessere
dei cittadini.
E questo si riflette in questo bilancio di fine mandato
Il comune appare stritolato da una gestione di investimenti, anche importanti, senza un progetto
La manovra di bilancio appare quindi nel complesso poco coraggiosa e priva di una visione strategica complessiva.
Il presente bilancio, confrontato con i precedenti, fa emergere chiaramente la fotografia di una amministrazione proiettata più
sul passato e su una gestione quasi notarile, che sulla capacità di programmazione di un “futuro di prospettiva”.
Non riesce neppure a spendere i soldi (peraltro ampiamente e propagandisticamente annunciati) per interventi che vengono
costantemente riproposti, sempre gli stessi, di bilancio in bilancio. Infatti le diverse progettualità annunciate, avviate o ancora da avviare, scontano poi la ormai manifesta incapacità di gestire, in tempi accettabili, le realizzazioni dei progetti che si
annunciano però con una disarmante e roboante propaganda.

Se ai tempi di sindaci come Benassi, il Sindaco dialogava con industriali come Maramotti le cui aziende davano lavoro a
centinaia di reggiani, ora pare che da giganti come IREN, che gestiscono servizi essenziali e particolarmente onerosi per i
cittadini, si vada non per confrontarsi, ma per prendere ordini. Vediamo ingenti quantità di denaro spesi su progetti come quello
di STU Reggiane e come domani sarà sul progetto PINQUA di via Paradisi, senza nessun confronto su quali siano le priorità, le vere
esigenze e soprattutto il risultato del denaro speso.

Assistiamo all’atterraggio di 9 milioni di euro sul progetto del campo di atletica che vengono sottratti alla manutenzione del verde e delle strade oltre che da altri progetti a lungo promessi.
Vediamo strade e piste ciclabili promesse, poi scorporate in stralci e realizzate a pezzi, un po’ qua e un po’ la come per dare
un contentino a tutti fingendo di ignorare che senza il completamento del progetto complessivo, ogni realizzazione
parziale non avrà nessun significato.
E potremmo continuare a lungo ad elencare le ombre di questo mandato ombre che fanno si che il voto di Coalizione civica su
questo bilancio previsionale sarà negativo.